Navarra e Aragona, “vuelta” romanica

Gli ultimi terreni aspri e crudi e disseccati di questo viaggio sono quelli che attraverserai per giungere a Tudela; poi la Navarra e l’Aragona ti si apriranno dinnanzi come terre ondulate in cui domina l’ocra e il verde, e con il loro vastissimo patrimonio romanico. La città di Tudela, peraltro, è ancora distante dai Pirenei, e tutto il resto del viaggio, invece, accarezzerà – via via avvicinandosi, penetrandoli e poi tornando ad allontanarsi – le pendici dei monti che separano la Francia dalla Spagna.

La mappa del romanico nelle due regioni
Capitelli a Tudela

Tudela, allora, nell’angolo meridionale della Navarra, è il punto di partenza: vedrai il portale e i capitelli interni della chiesa della Magdalena e – anche questi quasi ormai gotici – gli archivolti infiniti del portale della cattedrale; ma il chiostro della cattedrale, con i suoi nobili capitelli istoriati – è qui che gli amici del povero Lazzaro si turano il naso vedendolo risorgere – è il primo tesoro romanico che potrai ammirare. Un altro chiostro visiterai ad Estella, questo purtroppo ridotto a due sole gallerie, eppure ancora bello, con i suoi capitelli e con gli “uomini lumaca” di cui sono pieni; ed è qui che si incontra il primo dei grandi portali romanici di queste regioni, quello della chiesa di San Martin. Non lontano da Estella, chiuso dietro una grata da cui sembra voler uscire ad ogni costo, tanto protende in avanti il collo e la testa regale, ti aspetta il Crocifisso di Monjardin, spettacolare pezzo di oreficeria del XII secolo.

A Pamplona il tuo obiettivo sono i meravigliosi capitelli romanici custoditi nel Museo della Cattedrale, tra cui spicca quello “della Provvidenza divina”, con le sue foglie d’acanto mirabilmente intrecciate, attraverso cui parla il Signore in persona. E poi, lasciando Pamplona, ti preparerai ad un viaggio che avrà sempre l’occidente come meta, e che ti farà attraversare la Navarra prima e l’Aragona poi camminando sempre con i Pirenei al fianco, in un lento procedere verso il Mediterraneo. Sarà bellissimo fermarsi ad Artàiz: qui la piccola San Martin, la più bella tra le tante chiese “rurali” di questo territorio, è delizia per i fotografi oltre che per gli amanti della scultura romanica, con i suoi sei capitelli visionari, uno dedicato ad un misterioso acrobata. Due tappe occorre fare in Navarra, ancora, vicino al confine della regione: ci fermeremo prima a Sangüesa, dove il notevolissimo e vasto portale scolpito della parrocchiale dà sulla strada; e poi saliremo al monastero di Leyre, famoso per la sua cripta dalle colonne nane e per il portale principale, che ha meritato la definizione di “Porta Speciosa”, cioè “Porta Bella”.

Il portale a Sangüesa

Saranno anche due regioni diverse, la Navarra e l’Aragona: ma passato il confine ti accorgerai che nulla cambia, e che le due terre, come i due regni medievali, sono unite dalla grande ricchezza dell’arte romanica, espressa in particolare nella scultura. Ma è l’Aragona settentrionale che percorreremo, e quasi la sola provincia di Huesca, soprattutto perché da Saragozza in giù, nei secoli del romanico, a comandare è stato a lungo l’Islam.

Uncastillo, la prima tappa aragonese, è una cittadina ricchissima – sei le chiese medievali che può vantare – e ricchissima è la decorazione scultorea della chiesa di Santa Maria, il cui portale è forse il più affascinante della regione, e i cui “canecillos” provocanti, in alto sotto le gronde della copertura, sono spettacolari e sorprendenti. Non lontano da Agüero, la chiesa isolata dedicata a San Giacomo, costruita solo a metà, è forse la più inattesa e sorprendente scoperta del viaggio. Notissimo, e comunque pieno di fascino, è il monastero di San Juan de la Peña, con la chiesa costruita quasi nella roccia e il chiostro ricco di capitelli delicati e rosei. Loarre, poi, poco distante, non è solo un castello: bellissima è invece anche la sua chiesa, cuore di tutto il complesso magicamente costruito in quota, da cui si dominano le vaste terre circostanti.

Il portale di Santa Maria ad Uncastillo
Jaca, la loggia e la Cattedrale

E si arriva a Jaca: qui è spettacolare la cattedrale, grandiosa e romanica nell’animo profondo nonostante le volte gotiche e gli altari barocchi; nella chiesa, nel portale, nella loggia esterna e nel Museo diocesano – che custodisce anche l’intero ciclo di affreschi di Bagüés e l’abside affrescata di Ruesta – meravigliosi capitelli, tra cui quello del Satiro, quello “della Tentazione”, quello del concerto di Re David, quello dedicato a San Lorenzo, rendono indimenticabile la visita di questa città, paragonabile per bellezza e ricchezza a Tolosa, o ad Autun.

Da Jaca si sale a Siresa, tra i Pirenei, sede di un potente monastero di cui oggi resta la chiesa, baluardo possente, quasi un castello. E poi scendendo ancora verso oriente e verso il ritorno, due tappe ancora: la vivace cittadina di Alquézar, costruita in alto come cittadella fortificata, con il chiostro della chiesa del castello e i suoi (pochi) stranissimi capitelli; e infine Roda de Isabena, la più piccola cittadina di Spagna – conta oggi trenta abitanti o poco più! – a poter vantare una cattedrale; e una cattedrale bellissima, non solo per la chiesa inferiore raccolta intorno ad un bellissimo sarcofago scolpito con le vicende dell’Infanzia di Gesù.

Un passo ancora, e sconfiniamo in Catalogna, dove si apre tutt’altro capitolo e tutt’altro viaggio.

Jaca, i capitelli nel Museo diocesano

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La cittadina di Alquézar

Offrono molto altro, queste regioni ricchissime, per chi ha più di una settimana da dedicare al viaggio. In terra di Navarra si potranno vedere il monastero di San Miguel ad Aralar, isolato in quota, non lontanissimo dal Golfo di Biscaglia in cui l’oceano sferza la costa, e le due particolarissime chiese a pianta centrale, quella di Eunate, isolata nei campi, e quella urbana del Santo Sepolcro a Torres del Rìo, e ancora la cittadina di Aibar, con la sua chiesa-castello, e San Pedro de Echano, dove tutti vanno per vedere il grande portale con l’archivolto pieno di figure sedute, che sembra raccontare una festa pagana; a Olite, infine, si va per un solo capitello. In Aragona, anche Sos del Rey e Aínsa sono cittadine “alte” con interessanti edifici romanici, mentre isolata tra le montagne è la chiesa di Santa Maria ad Obarra; scendendo da San Juan de la Peña è inevitabile una tappa a Seròs, a valle, con la grande architettura della chiesa di Santa Maria che nasconde una stanza segreta, e una a Botaya, con il suo piccolo Cristo in Gloria; da Larrede lungo il rio Gallego, sale un percorso di interessanti chiese altoromaniche; a Huesca, infine, il monastero di San Pedro el Viejo offre agli appassionati del romanico il suo chiostro, dove però molti dei capitelli sono copie moderne.

Su sollecitazione di un lettore, aggiungiamo che in Navarra e Aragona chiese e monumenti sono aperti e ben tenuti. I giorni un po’ più complicati per i viaggiatori romanici, contrariamente a quanto succede in Italia, sono il sabato, la domenica e il lunedì. Si tenga poi conto che in genere i monumenti aprono tardi al mattino e possono chiudere in pausa pranzo, che in Spagna va, diciamo, dalle 14.00 alle 16.00… E’ facile però organizzarsi per tempo, perché in Spagna molti sono i siti web dedicati al turismo, che consentono di raccogliere le informazioni necessarie. E non si può non ricordare qui quella che è la “Bibbia” del romanico in queste terre, e cioè il sito romanicoaragones.com di Antonio García Omedes.

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Vuoi viaggiare con Before Chartres e scoprire la Catalogna romanica nelle sue suggestioni più profonde? Ora questo itinerario organizzato su una settimana è diventato un volumetto, che contiene tutti gli appunti di viaggio di Before ChartresLA CATALOGNA romanica IN UNA SETTIMANA.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato uno splendido volumetto. Raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli, e si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA.

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15 pensieri su “Navarra e Aragona, “vuelta” romanica

  1. Aldo Valentini (da Fb):
    Interessantissima guida con la segnalazione dei monumenti romanici più importanti, che conservo per un mio giro approfondito sul posto, ma nel frattempo saranno stati realizzati i tuoi libri come quello già esistente sulla Catalogna. Una domanda sulla piantina che hai fatto: i puntini meno evidenti, in grigio sbiadito, indicano monumenti meno rilevanti sempre in ambito romanico?

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  2. Michele Arcangelo Sarti (da Fb):
    Mi state stimolando perché compia questo meraviglioso itinerario, ma chiedo: è tutto visitabile? Abituati ormai alla triste e spesso forzata abitudine italiana di chiudere le chiese e, talora, ad aprirle ad orari limitati il sabato e la domenica, non vorrei intraprendere un viaggio impegnativo per ritrovarmi a girare in auto a vuoto. Grazie delle belle descrizioni.

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    1. In Navarra e Aragona – sono appena tornato e ho percorso proprio questo itinerario – chiese e monumenti sono aperti e ben tenuti. I giorni un po’ più complicati, contrariamente a quanto succede in Italia, sono il sabato, la domenica e… il lunedì (giorno in cui in Catalogna è addirittura quasi tutto chiuso). Devi poi in genere tenere conto che i monumenti aprono tardi al mattino – prima visita alla cattedrale di Rosa de Isabena alle 11.15 – e possono chiudere in pausa pranzo, che in Spagna va diciamo dalle 14.00 alle 16.00… E’ facile però organizzarsi per tempo, perché in Spagna molti sono i siti web dedicati al turismo, che consentono di raccogliere le informazioni necessarie.

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  3. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Carissimo, mi pare proprio perfetto, magari per un mio prossimo viaggio del 2024, che vorrebbe arrivare a valicare i Pirenei.
    Accolgo con piacere ogni tua segnalazione, che, come da post già precedentemente stesi e letti, riesce a cogliere tutto il meglio del nord-est della Spagna.
    Navarra ed Aragona sono due regioni stupende con una storia particolare ed importante e meritano certo un viaggio da sole, come ben hai fatto pochi giorni orsono.
    Ti ringrazio anche delle ulteriori segnalazioni in calce che mi semplificano il lavoro per creare il mio personalissimo itinerario.
    Sembra fatto apposta per me.

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      1. Rodrigo Boggero (da Fb)

        Hai ragione, mi devo ricredere sulla datazione (Treccani lo data a fine XII secolo, smentendo Wikipedia che lo definisce trecentesco: faccio mea culpa per non aver verificato più attentamente).

        Non mi ricredo invece sul suo essere, almeno la zona del portale, AFTER CHARTRES e – aggiungo – testimonianza di un primo infiltrarsi dell’arte gotica nella Penisola Iberica. Questo sia per la datazione (i lavori iniziarono intorno al 1170), sia perché la bottega che realizzò il portale vero e proprio (tra cui tale Leodegarius) mostra «un’evidente conoscenza del portale dei Re nella cattedrale di Chartres, diretta o filtrata attraverso la Borgogna» (B. Mariño).

        In effetti, diversamente dal fregio superiore (con archetti a tutto sesto e uno stile scultoreo chiaramente romanico, immediatamente posteriore e riferibile al Maestro di Agüero e bottega), la parte inferiore è decisamente GOTICA. Dai cinque archivolti a sesto acuto, alle sei allungatissime statue-colonna nella strombatura del portale, fino alla sovrabbondanza della decorazione che “satura” letteralmente lo spazio fino a cancellare del tutto la parete di fondo. Tutti elementi tipici, appunto, dell’arte gotica. Alla quale di diritto appartiene la parte inferiore e più antica di questa facciata.

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        1. Bellissimo commento, perfetto per questa pagina. Se hai letto un po’ delle cose che ha scritto in questi anni Before Chartres, il tema del passaggio dal romanico al gotico – di “che cosa è romanico” e di “che cosa è gotico” – è proprio il tema che più ci appassiona. Ciò detto – ma, ripeto, sarebbe bello poterlo motivare, e lo abbiamo fatto in molti articoli – il portale di Sanguesa per noi è ancora molto romanico, mentre altre opere precedenti per datazione sono già – purtroppo per loro 🙂 decisamente gotiche. Questione di sensibilità, ovviamente. Ma Before Chartres ha provato a motivare i suoi giudizi in molti articoli. Ti prego di leggere almeno questo: https://beforechartres.blog/2025/02/04/scultura-romanica-le-ultime-spiagge/

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          1. Rodrigo Boggero (da Fb):

            Lo farò senz’altro! La questione è non solo appassionante, ma spiritualmente significativa. Come trovo significativo che uno dei maestri scultori abbia voluto firmare l’opera nel modo più evidente e appariscente, nel libro aperto della statua-colonna della Vergine, persino facendola parlare: «Leodegarius me fecit».

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            1. Rodrigo Boggero (da Fb):

              Ho letto l’articolo, davvero molto interessante e che di principio mi sento di condividere, per quanto invece non nel merito. Mi spiego. Quando scrivi che lo scultore «nel tempo romanico, mette al primo posto, rispetto alla bellezza formale dell’opera, il suo significato profondo; e vive e scolpisce con questa precisa consapevolezza, che cioè scolpisce per l’anima più che per gli occhi, sia quando possiede appena i rudimenti dell’arte figurativa, sia quando è in grado di produrre opere di livello qualitativo eccelso», sveli gli effetti sull’arte di un processo storico e spirituale profondo, che ha coinvolto l’intero mondo cattolico tra XII e XIII secolo.

              È un principio ermeneutico noto e molto efficace, e che permette di classificare le opere d’arte con miglior sensatezza che l’affidarsi ai soli stilemi e date.

              Questo in linea di principio. Nel merito delle singole opere, però, le cose si complicano. E quanto dici del romanico rispetto al gotico si potrebbe predicare altrettanto bene di Cimabue rispetto a Giotto, o di Michelangelo rispetto a Bernini. E perché non dei Kuroi rispetto a Prassitele o di Cézanne rispetto a Picasso?!

              Insomma, è un principio che mi pare valido in generale ma non nel particolare, dove tutto fatalmente (e fortunatamente) si complica.

              Nel caso in oggetto, ad esempio, in linea di principio devo riconoscerti un’assoluta coerenza: il portale di Santa Maria la Real, se stilisticamente è già indubitabilmente gotico, “spiritualmente” non lo è ancora ma resta in continuità con lo spirito romanico. Lo si sente.

              Eppure, se entriamo nel merito, quel libro aperto, quel «me fecit», quelle statue-colonna già pronte a una sacra rappresentazione, con quel Giuda scenograficamente impiccato… non sono già messinscena, spettacolo? È vero: lo sguardo, come nel romanico, è coinvolto secondariamente, viene prima l’astanza, il fatto sacro, l’anima. Ma secondariamente qui vuol forse dire soltanto “dopo”, ed è quel dopo che infine colpisce, che resta.

              Mentre viceversa, il Portale dei Re, a Chartres, non è forse ancora più una magnificenza per l’anima che per lo sguardo? E anche se qui – lo so, è vero, qui è lo sguardo a essere rapito per primo, non è forse però solo come un preludio, un’imminenza, l’aprirsi di un sipario sull’autentico, unico e intimo accadere?

              Ecco allora che, visto così, è più “romanico” (o, se preferisci, meno “gotico”) il portale di Chartres che quello di Sangüesa.

              Nessuna pretesa, però: spero solo di non averti annoiato.

              Un saluto

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