Conques: il portale è stato smembrato

Tanto vorticoso e pieno di figure è il timpano, qui a Conques – figure di diavoli e dannati, di angeli e beati, intorno al Salvatore -, tanto spoglio e austero è il resto della facciata, dov’è non c’è una sola altra scena scolpita. Commentando il portale della chiesa di Sainte-Foy, gli storici dell’arte concordano nel sottolineare lo strano isolamento della grande lunetta del Giudizio. Essa non solo è l’unico elemento decorato di tutto il fronte dell’abbaziale; ma sono assenti, qui a Conques, quegli elementi che, insieme alla lunetta, costituiscono l’articolazione tipica del grande portale romanico: non c’è un architrave a reggere il timpano, non ci sono archivolti che lo incorniciano, non ci sono colonne, ai lati, con i loro capitelli. Non c’è neppure quell’elemento peculiare dei portali medievali di dimensione consistenti, cioè il trumeau, la colonna o pilastro che, al centro, divide in due il vano di accesso e contribuisce a reggere, a puntellare, l’architrave e il sovrastante timpano. Ad Autun, a Compostela, a Moissac, a Beaulieu-sur-Dordogne, a Vézelay il trumeau è elemento fondamentale, ed è riccamente decorato, ma è presente anche in portali più modesti, come quello di Carennac, per fare un solo esempio. A Conques il trumeau – e vedremo che questo è un fatto significativo – è sostituito da una parete verticale in mattoni, spoglia e liscia, larga all’incirca un metro e mezzo, che accentua la sensazione, da cui partivamo, di uno strano contrasto tra la brulicante vitalità della lunetta della Seconda Venuta e la calma piatta che la circonda in tutta la facciata.

L’Annunciazione che stava nel portale (foto dal blog Les voyages de Suzanne & Pierre)

Gli studiosi, quelli bravi soprattutto, vanno sempre a fondo quando qualcosa, a parer loro, non torna. Nel caso del portale di Conques, che così com’è oggi risulta loro troppo spoglio, hanno costruito due ipotesi, entrambe appassionanti. Hanno innanzitutto scoperto che dentro la basilica si conservano alcune sculture che dovevano far parte, in origine, proprio del portale di ingresso. Il primo pezzo è una grande rappresentazione dell’Annunciazione, con la Madonna e l’Arcangelo in dialogo sotto una struttura ad arcate, che si trova ora murata, in alto, in una parete del transetto nord; due altre sculture – poste sempre nel transetto nord, a destra e a sinistra guardando l’Annunciazione – sono state identificate come elementi del portale originario: si tratta dei due rilievi raffiguranti uno il profeta Isaia e l’altro Giovanni il Battista. I tre pezzi “ritrovati” sono quasi certamente scolpiti dalla stessa mano che ha lavorato alla grande lunetta; e così, stile, forma e dimensioni di questi tre grandi sculture hanno permesso di elaborare la prima ipotesi, proposta tra gli altri dall’abbé Rascol, secondo la quale in origine l’Annunciazione stava sotto il timpano, a svolgere il ruolo normalmente assolto dal trumeau; i due personaggi in piedi, il profeta Isaia e il Battista, stavano invece uno a destra e uno a sinistra dell’ingresso, come statue-colonna ante litteram, a reggere gli angoli inferiori della lunetta del Giudizio: si veda per questa ricostruzione anche il sito Interprétation du Tympan de Conques, che raccoglie gli studi arguti di Pierre Séguret.

Il portale secondo la prima ipotesi (Foto: Manuel Cohen. Photoshop: Jessica Chen Lee, da mdpi.com)

Resta una domanda: perché spostare all’interno l’Annunciazione e gli altri due personaggi, che erano invece così importanti nel portale originario? che motivo c’era di “spogliare” così la lunetta, privandola dei tre grandi rilievi che ora stanno murati nel transetto?

La seconda ipotesi, che Before Chartres trova appassionante oltre che convincente, ha il pregio di proporre… un “movente”. Secondo questa seconda teoria, la grande lunetta, e con essa tutto il portale originario, non si trovava, al tempo dell’edificazione di Sainte-Foy, sulla facciata, ed era invece all’interno di un nartece che ora non esiste più; a sentire gli studiosi che propongono questa seconda ipotesi, quindi, la lunetta sarebbe stata spostata all’esterno, dov’è attualmente, solo in epoca gotica. Ma quali sono le premesse e le motivazioni su cui si fonda la tesi di una traslazione della lunetta del Giudizio da una collocazione iniziale, “interna”, all’attuale in facciata, sopra l’ingresso? Le spiegano molto bene Louis Balsan e Angelico Surchamp nell’articolo “Nouvelle hypothèses sur le tympan”, in apertura del volume Rouergue romane di Zodiaque. E noi proviamo a riassumerle, in estrema sintesi, qui di seguito.

La pianta e la possibile collocazione primitiva del portale

Primo. La navata centrale di Sainte-Foy comincia con una campata diversa, molto bassa, aperta verso la navata vera e propria con un arco; e sopra questa specie di breve galleria sta una tribuna, ora occupata dalla cantoria. Questo accesso alla navata poteva essere, in origine, il nartece, e la lunetta col Giudizio finale poteva essere stata collocata in origine qui, al coperto, in questo ambiente chiuso e riparato; essa allora si parava di fronte a chi varcava la doppia porta esterna, posta sopra ad una ulteriore doppia porta verso la navata, proprio come accade a Vézelay. E solo quando si decise di inglobare il nartece nella navata, aprendolo e trasformandolo in una ulteriore prima campata, il portale scolpito fu collocato in facciata.

Secondo. Nella lunetta del Giudizio universale, che è un capolavoro di coerenza stilistica e presenta numerose scene, tutte coerentemente connesse in un discorso logico, e tutte scolpite dalla stessa mano, si notano in realtà alcune piccole parti che sembrano essere state reintegrate con materiali differenti, in particolare lungo il bordo nella parte alta; una intera scena – l’angelo a sinistra nel livello di mezzo, e i quattro piccoli personaggi sotto di lui – è stata inoltre scolpita con uno stile diverso. Si può quindi immaginare che questa parti esterne siano state danneggiate durante le delicate operazioni di smontaggio e rimontaggio, e quindi rifatte da un’altra mano.

Terzo. All’esterno della lunetta, nei semplici archivolti che la incorniciano nell’attuale collocazione, strane teste di angioletti sbucano come da un nastro steso; e anche se appassionano e divertono i turisti più ingenui, hanno ben poco di romanico, e possono essere riferiti al periodo gotico. Ci rivelano quindi che è in questo tempo gotico, forse un secolo dopo la realizzazione del portale all’interno del nartece, che la lunetta è stata smontata e ricollocata in facciata, incorniciata da un giro di archivolti che, appunto, sono riferibili ad un epoca ben posteriore.

La statua-colonna di Isaia

E cosa dice, questa seconda ipotesi, dei rilievi dell’Annunciazione e delle altre due figure di Isaia e del Battista che abbiamo visto essere coevi alla lunetta del Giudizio? Anche Balsan e Surchamp considerano queste sculture come elementi facenti parte del portale originario. E però secondo la loro ricostruzione, il rilievo con l’Arcangelo e Maria stava, nel nartece, a sinistra del portale, posto trasversalmente; mentre di fronte all’Annunciazione ve n’era un altro, di soggetto opposto, rappresentante quindi la lussuria, secondo la contrapposizione classica delle due scene, che si incontra, ad esempio, anche a Moissac. “E questo potrebbe oltretutto spiegare, se ce ne fosse bisogno – scrivono i due studiosi – la sparizione del rilievo dedicato alla lussuria, inutilizzabile all’interno della chiesa”: mentre si poté salvare e riutilizzare l’Annunciazione, l’altro rilievo, complementare e di per sé “scomodo”, sarà stato depositato in chissà quale magazzino, e se ne sono poi perdute le tracce. Quanto alle due statue-colonna, quelle del Battista e di Isaia, Balsan e Surchamp le immaginano collocate ai lati del trumeau originario, secondo lo schema che vediamo nel trumeau di Moissac, sul quale si appoggiano le figure di Geremia e di Paolo.

Non abbiamo trovato una simulazione che proponga il portale “ricostruito” secondo questa ipotesi. E forse è bene, come concludono i due studiosi, immaginarla con gli occhi della mente:

Chi abbia voluto seguire per un istante questa nostra ipotesi converrà con noi che il timpano, visto nel contesto di un nartece coerente con la sua scala, bagnato da una penombra favorevole, e in risalto sullo sfondo sorprendente della navata e del coro, guadagna ancora in maestà e grandezza.

Gli esempi della Madeleine a Vézelay e della basilica di Compostela, dove i portali scolpiti sono un filtro, un velo, un passaggio stupefacente tra l’ombra dell’ingresso e la luce della chiesa, sono lì a confermarci che il meraviglioso portale di Conques poteva essere, in origine, ancora più bello.

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5 pensieri su “Conques: il portale è stato smembrato

  1. Avatar di mauriziopistone mauriziopistone

    La presenza di un “nartece” mi sembra un po’ strana. A che doveva servire? Tenendo presente che tutto il progetto era condizionato dalla mancanza di spazio, cosa che spinse a sviluppare la costruzione in altezza, e a dilatare il transetto, ottenendo una chiesa che sembra a pianta centrale con un piccolo prolungamento anteriore.
    Conques era una chiesa di pellegrinaggio, con folle di devoti che si pigiavano, in modo spesso un po’ scomposto, contro le cancellate in ferro che custodivano i tesori e le reliquie. È tra l’altro forse questo il motivo che spinse a costruire quelle imponenti tribune, da cui lo sguardo spaziava sul coro dei monaci e l’altare. Non riesco a comprendere la necessità di una sorta di “filtro”, che per di più sarebbe stato a breve distanza dalla controfacciata, rendendo così disagevole la vista sul timpano.

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    1. E invece, Maurizio, secondo Balsan e dom Surchamp – trovi tutto nell’articolo “Nouvelle hypothèses sur le tympan”, citato nel testo – il nartece è in primo luogo una caratteristica delle chiese della regione, e citano gli esempi d’Alvernia, che non sono molto distanti; e poi i due studiosi dicono espressamente che qui come in Alvernia i costruttori non avrebbero esposto sculture importanti al vento e alle intemperie, particolarmente intensi; e in effetti, dicono, nessuna delle chiese d’Alvernia presenta un portale scolpito: quindi un nartece serviva, eccome, ad una chiesa che possedesse un portale e volesse conservarlo e proteggerlo… A me pare una spiegazione un po’ forzata, tanto che non l’ho riportata nel testo; e però è chiaramente espressa.
      E’ corretta anche la tua evidenziazione dello sforzo degli architetti di Conques per cercare spazio… Forse in quest’ottica si può immaginare che “l’apertura” del nartece sia stata necessaria, nel periodo di massima popolarità della basilica appunto per sfruttare anche quei pochi metri in più della “prima campata”, che inizialmente erano stati sacrificati proprio per custodire il portale scolpito.

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  2. Avatar di Sconosciuto Anonimo

    Conques è un luogo magico, stupefacente per un appassionato del Medioevo ed in particolare del Romanico.
    Queste due teorie sono interessanti, ma vanno prese con le pinze.
    Il “nartece” (o endonartece), anche se forse sarebbe più adatto “atrio”, visto che il termine è più adatto all’architettura paleocristiana (es. San Vitale a Ravenna), è generalmente presente nelle chiese abbaziali maggiori dell’Alvernia, appena a nord del Rouergue e Conques (32 km). Le teorie sono quindi suggestive ma non sufficientemente avvalorate.
    Avrei qualcosa da dire sull’assenza dell’architrave.
    In realtà un architrave a me pare di scorgerlo, nella parte inferiore della lunetta, dove una fascia scolpita sembra essere composta da due tipici “linteau en bâtière” affiancati, che noi chiameremmo “architravi cuspidati”.
    Ovviamente non ho la certezza che questi siano due pezzi staccati sui quali appoggia la lunetta, ma il sospetto è forte.

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