Il medioevo ha costruito molte chiese asimmetriche, o con la pianta irregolare; ma poche sono sghembe come quella di San Giorgio a Petrella Tifernina. Non basta dire che la facciata è ben lontana dall’essere impostata ad angolo retto rispetto ai lati: è all’interno che la corsa parallela dei pilastri è inspiegabilmente sfasata, tanto che chi si ponga lungo la navata in faccia all’abside, se a sinistra ha un pilastro, a destra non vedrà il corrispondente, ma il vano di un’arcata, e viceversa; ed accade così, con una regolarissima irregolarità, fino al presbiterio, la cui gradinata comincia appoggiandosi a sinistra ad un pilastro e cadendo invece, a destra, a metà distanza tra un pilastro e l’altro.

Ce ne sono molte, di chiese romaniche “storte”, che hanno dovuto adattare la loro pianta alla natura e alle irregolarità del luogo in cui furono edificate. Ma questa di Petrella Tifernina sembra farlo per dispetto: perché poi le navatelle si piccano di essere perfettamente regolari, divise in sei campate tutte ordinate – salvo appunto quelle che si appoggiano alla facciata sghemba – e addirittura perfettamente quadrate. E’ come se al centro della navata, insomma, si stendesse una linea geologica, una placca tettonica, e la metà destra della chiesa stesse scivolando in avanti, e la sinistra indietro…
Difficile capire che cos’abbia portato il maestro Epididio -alcuni leggono questo nome nell’iscrizione in facciata, mentre altri leggono il nome di ALFERID – a disporre così, non paralleli ma a “ritmo alternato”, i pilastri della navata. I quali poi sono possenti, e compositi, e devono esser stati immaginati così pensando di dare alla chiesa una copertura a crociera che poi non fu realizzata: lo confermano le navatelle, segnate ciascuna da cinque archi trasversi a dimostrazione che si intendeva arrivare, sia nella navata centrale che in quelle laterali, ad una copertura in pietra, e non a capriate. E però di nuovo: che cosa aveva in mente l’architetto? e come mai, se intendeva completare la sua chiesa con una volta, impostò a terra dei pilastri quadrilobati e pronti a sostenerla, ma poi così sfacciatamente sfasati?
I costruttori diedero prova di grande originalità anche nella decorazione scultorea di questa splendida San Giorgio. Nella lunetta del portale d’ingresso, che potrebbe essere più antica della chiesa attuale, due strane balene con le zampe, entrambe con un uomo in bocca, sintetizzano la storia del profeta Giona, inghiottito e poi risputato dal grande mostro marino; poi però, nello stesso semicerchio, è più difficile spiegare la presenza di un serpente; animali in confusione popolano anche le lunette dei due portali laterali; e poi grotteschi esseri e forme di vita animali e vegetali riempiono le cornici e i grandi capitelli dell’interno, così che la chiesa di Petrella Tifernina è diventata uno di quei luoghi in cui gli amanti delle simbologie astruse e della speculazione esoterica si fanno mille domande. Before Chartres sarebbe più curioso di scoprire le motivazioni strutturali (una ipotesi qui) che portarono l’architetto di San Giorgio a costruirla così “fuori asse”: e ci piace immaginarlo al centro della navata in costruzione, nel momento in cui, insieme ai suoi, guarda sconsolato i pilastri già tirati su, e si arrende all’idea che il suo progetto non può funzionare, e che da lì in poi dovrà proseguire verso l’alto con pareti lisce, per poi coprirle con la più banale e classica delle coperture in legno.
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La basilica della cittadina di Petrella Tifernina – siamo in Molise, in provincia di Campobasso – è una delle più interessanti chiese romaniche di una regione ricchissima, che mette insieme appunto i gioielli dell’Abruzzo e del Molise. Da Moscufo a Casauria, da Rosciolo a Ronzano, da a Alba Fucens a Capestrano, solo per citare alcuni dei luoghi più suggestivi, questa è una terra di chiese spettacolari, di amboni e cibori scolpiti, di capitelli, di pulpiti e di architravi. E’ un romanico, quello di Abruzzo e Molise, che potrebbe essere definito “povero” se confrontato con quello pieno di grandi cattedrali di regioni vicine, quali la Toscana, o l’Emilia Romagna, o la Puglia; è però è un romanico di grandissima intensità e ricchezza, in grado di raccontare meglio di altri la vivacità e la religiosità popolare di questi secoli.









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Centocinquantuno pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico non delude mai, e così non delude il volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.
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Nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.
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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.
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Luca Rusconi (da Fb):
Ci sono una serie di tesi sull’asimmetria di questa nostra chiesa. Va detto però che è bellissima e interessantissima al di là dei perché e dei tentativi di spiegarne questo difetto, che non è un difetto.
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Indubbiamente una delle più belle ed affascinanti chiese romaniche del Molise San Giorgio a Petrella Tifernina, con questa sua paradossale planimetria sghemba in un’epoca in cui il rigore geometrico aveva ormai preso piede.
Preesistenze? Divertissement progettuali? Effluvi alcoolici? Non è dato sapere a noi comuni mortali.
Resta il grande fascino di un’architettura pregevole, fatta di pietre ben squadrate, ricca di originali elementi scultorei.
Ci sono tornato un anno e mezzo fa rifacendo più approfonditamente il tour del romanico molisano.
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Sulle “chiese sghembe” potrebbe interessarti questo mio articolo che approfondisce il particolare tema degli absidi e/o degli interi transetti “inclinati”.
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Maria Zucchi (da Fb):
Mio padre era geometra e amava molto questo genere di edifici. Io leggo e lo immagino accanto a me che sorride compiaciuto.
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Pietro Aldeghi (da Fb):
Bellissimo ma quei faretti, cassette elettriche e telecamere sui capitelli non si possono vedere…
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Beniamino Vitale (da Fb):
Meraviglia! Poco lontano abbiamo il monastero nel quale fece il noviziato San Pietro Celestino V (Pietro Angelerio) in Santa Maria di Faifoli!
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Sghemba. Xchè nei capitelli riporta x intero la STORIA DELLA SALVEZZA. Nel colonnato di destra (entrando) sui 7 capitelli la CREAZIONE contaminata dal male e dalla morte. A sinistra + avanti xchè successiva: LA REDENZIONE
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Epitidius? Diceva il mio professore di restauro: Quando andate su un cantiere domandate sempre al capocantiere. Sicuramente ne sa più di voi…
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Sarebbe interessante poter risalire all’architetto o al finanziatore di tale meraviglia, pultroppo non possiamo farlo, non avendone trovato traccia, al di fuori di una scritta sulla lunetta del portale centrale, ma non completa ….
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