Slancio verso l’alto, sogno romanico (che nel gotico diventa ossessione)

È giustificata la sorpresa di fronte a certe chiese romaniche che… sono alte, all’interno, più alte di quello che ci aspetteremmo, come quella di Conques, o quella di Saint-Savin? E ci dobbiamo stupire entrando in una navata romanica che si protende in verticale più di quella di tante altre chiese coeve, che siamo abituati a immaginare poco slanciate e, piuttosto, pesanti e massicce, oltre che buie?

La navata di Conques

Credo si possa affermare, al contrario, che lo slancio verso l’alto è una delle ambizioni proprie dei costruttori romanici, ambizione che gli architetti del XII secolo hanno coltivato in molti modi, e che il romanico è riuscito a realizzare, e in modo pieno, almeno in alcuni momenti e in alcuni monumenti, al termine del proprio percorso di sviluppo. Il tempo romanico ha poi trasferito questa ambizione verso le altezze, questo desiderio di costruire con uno slancio verso l’alto, agli “inventori” del gotico; inventori del gotico a cui noi tutti assegniamo il merito di aver costruito cattedrali altissime e luminosissime, ma che in realtà… non hanno inventato (quasi) nulla, ed hanno semplicemente sviluppato un sistema, quello appunto costruito dal romanico compiuto, portandolo alla sua piena e radicale applicazione.

Abbiamo spesso evidenziato come una delle più grandi novità dell’architettura romanica è l’introduzione della volta in pietra, al posto della semplice copertura in legno delle basiliche paleocristiane. Abbiamo così sottolineato come il romanico abbia saputo riscoprire e reintrodurre, dopo che per secoli questa è stata messa da parte nella costruzione dei luoghi di culto cristiani, la volta in pietra, elemento cardine, insieme all’arco, dall’architettura romana. E abbiamo visto come fu la volta in pietra, con il suo peso, a costringere in prima battuta i costruttori romanici a ridurre l’ampiezza e l’altezza delle loro costruzioni, proprio come in prima battuta li costrinse a realizzare edifici più bui.

Interno della basilica di Saint-Savin

Poi via via alcune innovazioni proprie del romanico permisero di superare l’handicap del peso della volta: le semplici colonne che reggevano la navata furono sostituite prima dai pilastri, e poi dai pilastri compositi; a sostenere le volte, che inizialmente gravavano direttamente sulle pareti, vennero introdotti gli archi trasversi, e i costoloni; per rinforzare le pareti si costruirono contrafforti esterni; le stesse navate laterali furono utilizzate come bilanciamento e risposta alle spinte della volta verso l’esterno, e perché potessero svolgere questa funzione con più efficacia si inventarono i matronei… Ma fu soprattutto il lavoro compiuto sui sostegni, all’interno, a far progredire in modo decisivo la capacità dei costruttori romanici di portare verso l’alto le loro volte in pietra: al posto delle classiche colonne, lo dicevamo, seppero introdurre l’uso di pilastri – sono in realtà pilastri anche le gigantesche “colonne” di Saint-Savin o del duomo di Piacenza – e più avanti inventarono e perfezionarono come sostegni i pilastri compositi, nei quali al nucleo centrale quadrato si addossano semicolonne con la funzione di portare singole e specifiche linee di carico; la volta e la muratura si innervano quindi di fasci di forze convogliati in modo preciso, così che molta parte della parete, che prima era tutta portante, potè essere sgravata dal peso della copertura; infine i costruttori romanici inventarono la volta a crociera, con la sua triplice magia – alleggerisce la copertura incanalando le forze, permettere l’apertura di finestre alte, trasforma ogni campata in un modulo a se stante e ripetibile – e ne fecero il perno e la ragione del sistema dei sostegni alternati – dove si inseguono con funzione portante singole colonne e pilastri compositi – che è così tipico di questo stile architettonico nella sua più piena realizzazione.

La navata di Cluny III

Le chiese romaniche, quindi, crebbero progressivamente in altezza – proprio come diventarono via via più luminose – non per un’improvvisa conversione dei costruttori allo slancio verticale, ma piuttosto per la progressiva introduzione di soluzioni efficaci al problema del peso della volta. Soluzioni che, prese singolarmente, vennero sperimentate e adottate con progressione temporale differente dalle diverse scuole regionali; soluzioni che, là dove introdotte precocemente, diedero luogo a famiglie di chiese particolarmente proiettate verso l’alto e verso il futuro – accade in Alvernia, ad esempio, ma anche in Normandia -; soluzioni che, infine, divennero un vero e proprio sistema, in cui si inserì, sempre nei secoli del romanico, anche la novità dell’arco acuto, più efficace di quello a tutto tondo quanto alla capacità di reggere e distribuire il peso.

Il tempo gotico portò all’estremo tutto questo sviluppo, ma dal punto di vista della costruzione architettonica non inventò nulla che non fosse già nella gamma di soluzioni messe in campo e sperimentate dai costruttori romanici. Di suo il tempo gotico ci mise piuttosto una sostanziale rivoluzione spirituale ed ideologica: fu altro rispetto al romanico non tanto per gli obiettivi che inseguì in tema di altezza e di luce, e non tanto per gli strumenti strutturali utilizzati, i quali stavano già nel cammino romanico, ma piuttosto perché mise al primo posto questi obiettivi tecnici, concentrandosi su di essi in modo furioso e portandone i risultati all’estremo, e perché trasformò questi obiettivi, questi strumenti, e infine i conseguenti risultati raggiunti, in bandiere della modernità. Costruita in sostanza con gli stessi strumenti architettonici della chiesa romanica, la cattedrale gotica li spinse al limite e rese evidente, in questo modo, l’intima trasformazione che stava avvenendo nella società umana, decisa a mettere al centro del proprio mondo l’uomo, la città, il progresso, relegando via via in second’ordine la ricerca di Dio, l’ascolto, l’ansia della fine e l’attesa del giudizio che invece erano aspetti predominanti della cultura sociale del tempo romanico.

Una chiesa romanica “alta”, quindi, non è un ibrido inatteso, non è un mix sorprendente tra stile romanico e stile gotico. Una chiesa romanica “alta” – che sia la basilica romanicissima di Conques, o l’altissima Cluny III, passo cruciale del progresso romanico, o la basilica di Issoire, la più alta tra le grandi chiese sorelle d’Alvernia – è invece il concretizzarsi, in un luogo preciso e secondo una modalità specifica, di una fase puntuale del vasto cammino architettonico che portò dalla basilica paleocristiana alla cattedrale gotica; Una chiesa romanica “alta” è quindi una tappa, una testimonianza, dell’affascinante percorso architettonico che porta da Ravenna ad Amiens: un viaggio che durò secoli, e che per molti aspetti strutturali si sviluppò in continuità.

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8 pensieri su “Slancio verso l’alto, sogno romanico (che nel gotico diventa ossessione)

    1. Anche Sant’Abbondio ha alti pilastri circolari, che possono ricordare quelli di Saint-Savin… Ma a Como lo spazio si dilata anche in larghezza, perché la chiesa ha ben cinque navate; e soprattutto manca – come manca in molte chiese “romaniche” italiane – la copertura in pietra. Manca quindi il punto di partenza del nostro discorso.

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  1. Marguerite Wetz (da Fb):

    Très intéressant votre description de l’évolution des églises romanes vers les églises que l’on appelle “gothiques”. Quand on est dans une église romane dite “haute”, on est en phase de transition et les gothiques n’ont rien inventé sinon ajouté certains éléments tels les arcs boutants leur permettant d’édifier des églises toujours plus hautes jusqu’à une limite infranchissable comme la cathédrale de Beauvais qui s’est écroulée en partie.

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  2. Avatar di mauriziopistone mauriziopistone

    Conques è un postaccio: un buco di paese in mezzo a rupi scoscese. Già all’epoca si parlava di un luogo quanto mai infelice.
    Pochi anni dopo la fondazione del monastero, Pipino d’Aquitania promosse il trasferimento di un primo gruppo di monaci nella località di Figec, a qualche decina di km, in un territorio più favorevole. Il progetto era quello di spostare l’intera comunità, ma in realtà nacquero due monasteri rivali, che per un paio di secoli combatterono una lunga battaglia legale per la supremazia.
    Col trasferimento della reliquia di Santa Fede Conques divenne un centro di pellegrinaggio sempre più importante, e la chiesa fu sottoposta a diversi ampliamenti e ricostruzioni. Non disponendo di sufficiente spazio pianeggiante, i bravi monaci risolsero il problema sviluppando la costruzione verso l’alto.

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