Berzé, oasi per la pittura di sangue blu

Desiderate ammirare i più nobili tra gli affreschi romanici francesi? Berzé-la-Ville è la vostra meta. Nella piccola chiesa del priorato, dipendenza della vicina – e un tempo immensa – abbazia di Cluny, si conserva un’abside dipinta tra più belle del medioevo; e quest’abside si fa largo nel confronto con gli altri cicli pittorici di Francia non per la carica innovativa, non per l’originalità del tratto, non per l’intensità dei sentimenti, quanto piuttosto per l’eleganza e l’autorevolezza “classiche”, per il sangue blu che scorre nelle vene dei suoi dipinti.

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La visione frontale dell’abside

Piccola dipendenza di Cluny, si diceva, Berzé-la-Ville non fu, in origine, che un puntino tra i tanti, nella grande carta dei possedimenti esterni dell’abbazia. Fisicamente vicina, però, alla casa madre, fu molto amata dal santo abate Ugo, che secondo la leggenda proprio a Berzé fu preservato miracolosamente dalla furia di un fulmine e dal successivo incendio, che molto distrusse tutto intorno a lui. La “Chapelle-des-Moines” si meritò così di essere arricchita di affreschi. E di affreschi preziosi: perché se in Catalogna e nella Valle della Loira e in Lombardia negli stessi decenni – siamo verso la metà del XII secolo – la pittura europea sperimentava molto quanto a colore, tratto e movimento, a Berzé-la-Ville operarono, assoldati da Cluny, i migliori artisti della tradizione antica. Con un balzo nel tempo e nello spazio, è Bisanzio che – per il tramite di Cluny – dipinge a Berzé; è la Roma antica, è Montecassino, è la scuola imperiale ottoniana… Arte aristocratica, quindi, e materiali altrettanto esclusivi e preziosi: a confronto con i “grandi acquerelli murali” di Montoire, di Brinay, di Saint-Savin, dove il disegno, pur se geniale, è sfumato e precario, gli affreschi di Berzé – lo diciamo con le parole di Henry Focillon – sono sapientemente preparati e “implicano sottofondi e vernici su una struttura interna assai complessa”. Il risultato è una pittura d’altri tempi quanto a concezione e cura, di alta qualità formale, con gamme intense di colori, dal pensiero maturo, sicuro e misurato; il risultato è la vigorosa pittura cluniacense, di cui altro non resta, e di cui quindi Berzé-la-Ville è il prezioso testimone superstite.

La pittura, nella cappella di Berzé, è tutta nell’abside, di dimensioni contenute, completamente affrescata. Anche nella lunetta con il Cristo in gloria circondato dagli Apostoli, e anche nei nove santi a mezzobusto che sostengono il tutto, è evidente la ricchezza e la maturità antica del dipingere. Ma questo tratto peculiare di Berzé, questa sua autorevolezza classica, si mostra al meglio nella lunetta di destra – la corrispondente, a sinistra, narra della prigionia di san Biagio – che racconta il martirio di san Vincenzo.

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Il martirio di san Vincenzo

Si noterà, come abbiamo detto, la ricchezza cromatica dell’affresco, il variare delle sfumature, la profondità delle tinte. E si noterà la forza delle figure: agili nei movimenti, perfetti nelle posizioni i corpi; pacato, a dimostrarne la santità, quello steso di Vincenzo; vigorosi nei gesti quelli dei due aguzzini; gigantesca, incombente, la figura del procuratore, che ha ordinato e presiede il martirio. Ma a colpire ancor di più è l’elaborata e potente impaginazione della scena. Alla graticola ardente e perfettamente orizzontale su cui giace, nudo, il corpo del Santo, risponde infatti il gioco di diagonali che segnano tutto il dipinto: non solo le aste degli “spiedi” impugnati e usati dai torturatori, ma anche gli arti dei due sgherri e quelli del procuratore, tutti paralleli e ugualmente inclinati, “tagliano” la scena – sono davvero lontane otto secoli le tele violentate di un Fontana? – in sezioni parallele, come mai accade in un altro affresco del tempo.

Alla ricercatezza dei materiali e della tecnica si aggiunge una padronanza piena delle geometrie e dello spazio. Berzé è un rifugio, così, per la pittura più nobile, uno scrigno per quanto di meglio giungeva al tempo romanico dalla lezione di Roma e di Bisanzio, accompagnata in Borgogna dall’ala potente di Cluny, che la protesse in Berzé-la-Ville, ben più di quanto non riuscì a fare con la propria stessa sopravvivenza.

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Berzé-la-Ville: la chiesetta circondata dall’insediamento religioso (foto: Yelkrokoyade, dettaglio)

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