La scuola antelamica e la parola ‘fine’

C’è anche Benedetto Antelami, là dove il romanico si spegne e nasce un’arte nuova. La sua opera mi dà lo stesso brivido dell’applauso che esplode e si prolunga in sala alla fine di un film meraviglioso: scorrono ancora i titoli di coda; ma le luci intorno si riaccendono, e non sei più dentro al sogno che ti aveva portato via. Così è l’Antelami: è l’applauso, e insieme il saluto, al tempo romanico che ha già dato tutto. Un applauso scrosciante, ché la sua opera è di altissimo livello; ma comunque un applauso conclusivo.

Più ancora che l’Antelami, a cantare il de profundis dell’arte e della sensibilità romanica è la “scuola antelamica”: perché se il Maestro ancora ha un piede nell’epoca in cui è cresciuto e si è formato – Benedetto potrebbe essere nato intorno al 1150 – i suoi discepoli già sono più lontani. E se il Maestro, grazie all’eccellenza della sua opera, può porsi al di fuori e al di sopra della linea di sviluppo dell’arte europea, la “scuola antelamica” invece, sta pienamente dentro questo susseguirsi degli stili differenti; e perciò sancisce, come una pagina nuova, che l’esperienza precedente, quella cioè del romanico, è definitivamente chiusa.

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Il mese di Febbraio

E’ per questo – io credo – che mi prende il disagio ogni volta che, visitando una chiesa medievale, mi si annuncia un nuovo incontro… con la “scuola antelamica”: questa definizione è la premessa e la promessa di un’insoddisfazione; mi preannuncia un altro faccia a faccia con capitelli, o rilievi, o sculture anche molto simili nella forma alle migliori opere del romanico, ma poi sostanzialmente diverse, prive ormai di quell’afflato particolare di cui solo il romanico è pieno. Non si fa qui un discorso di qualità: sono “di scuola antelamica”, i bellissimi rilievi del ciclo dei mesi della cattedrale di Ferrara, ma anche le lunette di Vercelli, con il martirio di sant’Andrea; alla “scuola antelamica” si attribuisce il meraviglioso portale del Duomo di Fidenza, con le storie di san Donnino… C’è qualità altissima, in queste opere, e forse anche un nuovo potente spirito che preannuncia il Rinascimento; comunque si sente, si vede, si coglie che il romanico era altro.

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Il mese di Marzo

C’è un ciclo di rilievi “di scuola antelamica” che al riguardo è esemplare, ed è quello che decora l’archivolto centrale del portale principale della Basilica di San Marco a Venezia. Le figure dei mesi, in particolare, sono meravigliose. Guardate Marzo, vestito a guerra e con i capelli al vento, o Febbraio, che si scalda al fuoco… La “scuola antelamica” produce qui una serie di rappresentazioni di livello eccelso, così belle da reggere il confronto con i migliori esiti della scultura romanica; ed è difficile dire in che cosa si differenziano, nella loro forma, queste figure, rispetto ai capitelli istoriati di Brioude o di Mozat. Eppure qualcosa manca, qualcosa se n’è andato via: dietro tutte queste sculture veneziane – e allo stesso modo dietro tutte le opere “di scuola antelamica” – non c’è più l’ansia della Fine e del nuovo Inizio che è la linfa vitale, l’energia prorompente, l’angoscia costante del tempo romanico. Un passo ancora, e nell’archivolto più esterno dello stesso portale, i “nuovi” scultori rappresenteranno i lavori tipici di Venezia: siamo già nel tempo che riprende a camminare, a contare sull’uomo, a credere nell’industriosità di un’intera città e nel progresso che viene.

Il film più bello del mondo è terminato. In sala c’è ancora pubblico che applaude, ma c’è già anche chi si avvia all’uscita, e al quotidiano riproporsi della vita. Che per bella che sia, non è profonda e magica come quella che ti aveva catturato, nella lunga pellicola del tempo romanico. 

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Una veduta complessiva del portale di San Marco

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Non solo San Marco a Venezia: nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.

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Quello della Basilica di San Marco è un portale bellissimo, ma non è certo tra i più famosi del romanico. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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Centocinquantun pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI. 

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6 pensieri su “La scuola antelamica e la parola ‘fine’

  1. Paola Lamberti

    e’ una minima precisazione ma mi pare corretto proporla…
    non è il Duomo a Vercelli ma l’abbazia di s Andrea, che tra l’altro quest’anno festeggia gli 800 anni dalla posa della prima pietra, ad aveve le lunette sui portali riconducibili alla scuola antelamica… altro discorso per alcune sculture di un pergamo smarrito del vecchio Duomo che sono conservate al museo Leone ( un Vescovo e un Re Magio inginocchiato se ricordo correttamente…)
    in ogni caso grazie per le bellissime avventure che ci proponi.

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  2. Domenico Ioppolo (da Fb):
    “L’ansia della Fine e del nuovo Inizio che è la linfa vitale, l’energia prorompente, l’angoscia costante del tempo romanico. Un passo ancora, e nell’archivolto più esterno dello stesso portale, i ‘nuovi’ scultori rappresenteranno i lavori tipici di Venezia: siamo già nel tempo che riprende a camminare, a contare sull’uomo, a credere nell’industriosità di un’intera città e nel progresso che viene”
    La più bella definizione di Romanico e l’avvento della borghesia mercantile e primo rinascimento. Parole queste che andrebbero stampate su tutti i libri di storia.

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  3. Aldo Valentini (da Fb):
    Non ho ancora capito bene perché, ma penso insistesse sul quasi tutto tondo, Giulio Carlo Argan collocasse addirittura l’Antelami nel Gotico. Sarà per quello o per le sue “filosofie” che molti detestano Argan?

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