C’è qualcosa che si frappone, a volte, come un muro, tra la nostra grande passione e le chiese – le chiese romaniche! – che amiamo e che desideriamo visitare. Gli arcigni guardiani che ci sbarrano la strada, in alcuni dei nostri viaggi, hanno quattro nomi, Distanza, Orario, Cantiere e Divieto. Si piantano davanti a noi, a volte soli, a volte anche in due o tre, e quando questo accade certi luoghi romanici possono diventare mete inaccessibili. E per questo ancora più ambite.
Distanza, il primo ostacolo, allontana le chiese dalla nostra portata. Le colloca su in cima ad un monte, o nel fitto di un bosco, o a mezza costa in una pietraia scoscesa… In un altro articolo, e addirittura in uno dei suoi volumetti, Before Chartres ha già fatto l’elenco delle chiese romaniche meglio protette dal guardiano Distanza, le più inaccessibili, quelle arroccate come nidi d’aquila, o perse nel nulla, o su una cima, quelle dove si arriva solo a piedi, e dopo lungo cammino. Possiamo qui ricordare la cappella di Saint-Michel-d’Aiguilhe, a Le-Puy, con la sua scalinata da 268 gradini, e le chiese di San Pietro al Monte, a Civate, e di San Benedetto in Valperlana, dove non si arriva se non marciando in salita e per ore in mezzo ai boschi, così come accade a Sant Llorenc del Munt, in Catalogna, e al Canigou, sui Pirenei francesi. Raggiungere queste chiese e i loro tesori è difficile, ma la fatica del salire – l’ostacolo messo in campo dal guardiano Distanza – è una difficoltà naturale, tutto sommato inevitabile, da mettere in conto prima di partire, e una volta giunti la soddisfazione è enorme.
Un luogo romanico diventa inespugnabile, poi, se a custodirlo è il secondo guardiano, quello chiamato Cantiere: quando circonda una chiesa, o un monastero, o un portale, con i suoi cartelli, le reti e le impalcature, non c’è scalata che tenga, ed è inevitabile fare marcia indietro, rassegnati, e riprogrammare la visita.
E però, gli amanti del romanico temono ancor di più i modi subdoli del terzo guardiano, Orario, e lo considerano un ostacolo insopportabile. Ci sono chiese e cappelle e sale affrescate che Orario si diverte a chiudere a chiave in certi giorni che non ti aspetti, o per un’intera stagione, facendo letteralmente impazzire chi arriva da lontano. Il guardiano Orario, poi, cambia pelle e strategia a seconda della regione in cui si trova ad operare: in Spagna sbarra chiese e musei dall’ora di pranzo fino quasi alle cinque della sera; in Catalogna chiude tutto, ma proprio tutto, nella giornata di lunedì; in certi altri luoghi, ad esempio in Val Venosta, ci sono interi mesi e intere stagioni in cui ai per trovare aperta la cappella o la cripta che desideravano vedere, ai turisti non resta che… ritornare un’altra volta. A Castelseprio, anche se la chiesetta è sempre presidiata da più custodi, per ordine emanato da Orario non ti fanno entrare se non avevi prenotato il giorno prima; allo stesso modo, devi annunciarti almeno il giorno prima per vedere il coro e i capitelli antichi della chiesa alta di Sion, in Svizzera, e la cappella affrescata di Saint-Chef, non lontano da Lione. E di fronte a certe porte chiuse, quanta nostalgia per i luoghi in cui – un solo esempio, il sito di Saint-Gilles-in-Montoire – al visitatore si permette di entrare consegnandogli la chiave…
Per colpa (o per merito?) di Orario e dei vincoli che questo custode ci impone, certi luoghi romanici, già belli, acquistano un’ulteriore misura di fascino e di mistero: aumenta infatti l’appetito di chi è costretto a restar fuori dalla chiesetta di Santa Fosca a Torcello – una di quella che è raro trovare aperta – e ad osservarne l’interno, per quel che si può, da una porta semichiusa; e lo stesso accade a Lavaudieu, dove molti appassionati hanno atteso ore – o anche anni, che non tutti tornano in Alvernia ogni sei mesi come un certo amico mio – per poter visitare il piccolo chiostro delle monache.
L’ultimo, fastidiosissimo cane da guardia, che ringhia davanti e dentro a certi bellissimi luoghi romanici, si chiama Divieto, e di cognome fa Di Fotografare. Cane di razza primitiva, ormai raro eppure presente ancora in certe località, aveva forse ragione di essere allevato e addestrato quando si temeva l’effetto devastante dei lampi dei flash; oggi invece, essendo assolutamente innocue le fotocamere dei nostri cellulari, mettere il mastino Divieto a guardia di un ciclo di affreschi, o di un mosaico, è una cattiveria inutile e ingiustificata. E sappiate che sarete guardati a vista, e che sentirete Divieto ringhiare ad ogni passo che fate a León, nel Panteón de los Reyes, e a Torcello, nella basilica dell’Assunta, dove “No foto please” è un po’ la colonna sonora della visita. Non si fan foto, per via di Divieto, nella chiesetta di San Benedetto a Malles, nelle vicina cripta degli angeli di Montemaria a Burgusio, e anche nella minuscola “cripta di Epifanio” a San Vincenzo al Volturno. Divieto sorveglia a modo suo anche il meraviglioso “Portico della Gloria” nel nartece di Santiago di Composela, il Santullano, ad Oviedo e, per stare in zona, Santa Maria de Lebeña, presso Liébana.
Orario e Divieto affiancati davanti all’ingresso – e fuor di metafora la necessità di prenotare la visite in orari stabiliti e ristretti unita alla severe proibizione di scattare fotografie – rendono la “cripta di Epifanio” e quella di Montemaria due dei luoghi più inaccessibili dell’arte medievale: in entrambi questi siti abbiamo visto di sabato pomeriggio persone restar fuori e costrette ad andarsene con le pive nel sacco, anche se giunte da lontano, mentre altri entravano solo in virtù della prenotazione effettuata con l’anticipo previsto dai regolamenti; e però, anche chi ha il privilegio di scendere in questi due luoghi così esclusivi, poi può vantarsene a fatica perché… non gli resta nemmeno una foto a far da testimone all’impresa.
E ciononostante, Before Chartres resta del parere che il salotto più esclusivo di tutto il romanico sia la cappella affrescata che sta al piano alto della chiesa di Saint-Chef, nel Delfinato. Ci si entra solo la domenica, e solo da luglio ad ottobre, e solo su prenotazione, e solo accompagnati da una guida che prima di portarti nella cappellina ti mostra ogni altro dipinto e ogni altro rilievo dell’abbaziale; e non basta: quando finalmente la pesante chiave apre la porta che conduce su, alla sala preziosa, tra il visitatore e gli affreschi si frappone una scala a chiocciola così stretta che non ti lascia respirare. Di fronte all’idea di infilarsi in questo budello, ogni domenica qualcuno dei privilegiati, dopo essere arrivato fin lì, è costretto a rinunciare, perché fatti i primi gradini si sente come un defunto nella tomba. Difficile, davvero, arrivare nella sala affrescata di Saint-Chef; poi all’interno la vista degli affreschi ripaga tutte le difficoltà, e durante la visita – si accede alla cappella in gruppi di venti, e la spiegazione, accuratissima, dura quasi mezz’ora – è tutto un fiorire di nasi all’insù, e le fotocamere e i cellulari possono finalmente provare, qui sì, a portare via il reportage più bello e d esclusivo che un appassionato del romanico possa desiderare.
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Dodici sono le più belle chiese del romanico che, come il Canigou e Civate e Sant-Llorenc del Munt, sono difficilmente raggiungibili, o comunque lontane, difficilmente accessibili, inerpicate tra i boschi o in quota. Stanno tutte nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO
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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.
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Quattro itinerari, dieci mete romaniche intorno a Roma, da raggiungere in giornata, e che non possono deludere mai. Nel nuovo bellissimo volumetto, intitolato ITINERARI romanici INTORNO A ROMA, Before Chartres raccoglie gli appunti presi durante i suoi viaggi nei territori che circondano la Capitale.
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Samantha Borgato (da Fb):
In gran parte del nostro patrimonio artistico è vietato fare le fotografie, di solito alla fine della visita c’è un Bookshop in cui si possono acquistare cartoline, libretti ect inerenti alla visita che servono per il loro continuo e costoso mantenimento/restauro.
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Antonio Carli (da Fb):
Al monastero di Leyre, in Spagna, se vuoi visitare la cripta, vai al museo e ti danno la chiave. Se sei fortunato, ti può capitare di godertela tutto solo. E’ un posto splendido, e consegnare la chiave è un’usanza bellissima.
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Sottoscrive ogni parola di questa article. Da quando sono stato incantato dalla architettura e arte Romanica, dopo una visita al Pieve di San Paolo – Vendaso, vicina a Fivizzano, qualche anni fa, ho lottato con tutta la problematica descritto nell’articolo.
Sono un appassionato di fotografia, fotografia, di architettura in particolare.
Ogni visita va studiato con cure, per capire gli orari e giorni di apertura. Con Google vedo se qualcuno ha fotografato degli interni, per capire se la fotografia, è vietato. Legge i commenti dei visitatori per lo stesso motivo insieme con lo studio del sito del monumento, se esiste. Oggi la situazione è molto migliore di alcuni anni fa, quando era vietato quasi ovunque. Adesso la fotografia per uso personale è tollerata, quasi ovunque. Il treppiede è problematico a volte, anche in posti deserti. Mi è stato spiegato che questo strumento è sinonimo con fotografia professionale. Ho un monopede con piedi, che combinato con il mirrorless con sensore stabilizzato, ha risolto molti problemi.
Aggiunge un altro problema. Orari di apertura, non rispettato. Questa domenica sono arrivato al Museo del Duomo di Fidenza, ed era chiuso per malattia. In Italia succede abbastanza di frequente di trovare un posto chiuso, quando il sito istituzionale dice che deve essere aperto.
Non, è tutto negativo. In Italia ho trovato custodi gentili, che hanno acceso luci è aiuto la mia impresa di fotografare le loro monumenti. Al Basilica di San Savino, Piacenza, il custode ha gentilmente scoperto i stupendi mosaici, di solito coperto con un tappetto.
Più delle volte, trovo posti deserti. Sono stato a Malles in albergo. Ho visto San Benedetto a Malles, due volte. La prima volta assieme con un gruppo di Tedeschi, che tranquillamente stavano fotografando. Nella confusione, ho scattato anche io. La seconda volta, cera solo il custode. Mi ha lasciato fare delle foto senza flash tranquillamente, ha anche acceso le luci. Sembra li il foto vietato, è un bluff almeno li.
Rotonda di San Tomè, BG, è un altro sito importante che vieta la fotografia.
Ho fatto un piccolo Ebook sul Romanico.
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Sottoscrivo parola per parola. Odiosi questi quattro guardiani che ti tengono lontano da ciò che più ami. Non tanto la distanza che quella è superabile senza interventi esterni. Quanto Orario, assurdo in Italia e soprattutto in Spagna, ho potuto verificare, mentre in Francia è molto più blando. Terribile “Divieto”, insulso e anacronistico nell’era della fotografia a diffusione popolare. Da normare come Delitto universale, piaga contro l’umanità intera.
E mi pare di conoscerlo quel tuo amico che va in Alvernia ogni sei mesi. In realtà se va bene ogni anno.
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Maurizio Calcani (da Fb):
Tutto vero purtroppo, aggiungerei inoltre la questione età & acciacchi, sub variante di quasi inaccessibilità per gli edifici più “scomodi”… ed anche la variante chiusura e basta, come succede spesso a certe bellissime chiesette, in Sardegna ma anche in Liguria (in verità un po’ dappertutto) che costringe ad estenuanti ricerche di disponibilità nei comuni, nelle parrocchie, negli uffici diocesani. A volte con esiti positivi ed altre con esiti frustranti…
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Domenico Lavena (da Fb):
A Cracovia c’è la cattedrale del Wawel dove ti impediscono di fotografare. Ebbene, finché non tolgono questo divieto io non ci andrò.
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Dina Gatta (da Fb):
Bellissimo articolo…


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