Due volte almeno si visita l’Alvernia, due viaggi diversi occorre fare tra le bellissime chiese romaniche della regione. Già sapete che il primo – lo abbiamo fatto tutti! – porta gli appassionati a vedere le famosissime absidi che sono il vanto del romanico alverniate. Ma qui, in questa pagina, trovate la ragione e la mappa del secondo viaggio, quello compiuto dai pochi che non si contentano e che dedicano più tempo alla ricerca e all’osservazione: è l’itinerario, quasi segreto, nel florilegio di capitelli, moltissimi degni di nota, e almeno dieci imperdibili, custoditi nelle navate e nei cori delle chiese d’Alvernia. L’impegno che assumiamo prima della partenza – catturarli tutti e dieci, e portarli via con noi, nei ricordi di un viaggio inusuale ma anche nella scheda di memoria della fotocamera – ci porterà a percorrere tutta la regione dei “vulcani”: ci farà tornare in alcune delle chiese alverniate “maggiori”, quelle che già conosciamo per via della loro abside “da pavone”, ma ci condurrà a scoprirne altre “minori”, scrigni un po’ più grigi ma… ma qui contano le perle scintillanti custodite all’interno.
Il cammino tratteggiato sulla mappa comincia da Orcival e dal coro della chiesa di Notre-Dame, dove tra numerosi capitelli con figure di animali fantastici, mostri ed uccelli, uno solo è “istoriato” – è la perla d’Alvernia n. 1 – e racconta dell’uomo ricco, la cui borsa piena di denaro, appesa al collo, pesa come un macigno.

Clermont-Ferrand: Virtù e vizi nel capitello “del fondatore”
Dentro la chiesa di Notre-Dame-du-Port a Clermont-Ferrand, poi, le pietre preziosissime sono due, scolpite da un “ROTBERTUS”. Si trovano in cima alle colonne del coro, tra presbiterio e deambulatorio. Il primo capitello racconta la “storia del fondatore” e in particolare la guerra tra la Carità e l’Avarizia; il secondo, indimenticabile, narra la Disobbedienza di Eva e ci porta in un mondo di corpi formosi, di volumi tondi e suadenti, di volti e di vegetazione quasi orientali. Altri capitelli a Clermont-Ferrand meritano di essere visti e gustati, in particolare gli altri firmati da Rotbertus e dedicati all'”obbedienza di Maria” e alla sua “glorificazione”; ma i primi due – meraviglie d’Alvernia n. 2 e n. 3 – sono veramente speciali.

Issoire, l’Ultima Cena
Ed è già tempo di affrontare i capitelli di Issoire. I quali, come tutta la chiesa di Saint-Austremoine, sono stati ridipinti con colori vivacissimi nel XIX secolo. E per questo, anche se costituiscono un vero e proprio “piccolo teatro” della Pasqua di Gesù – sono quattro in tutto quelli istoriati – a molti risultano ostici, e addirittura dispiacciono. Però sono imperdibili, per gli occhi e per l’obiettivo, splendidi e resi leggibilissimi dai colori nitidi… La mappa segnala, tra di essi, la quarta perla d’Alvernia, quell'”Ultima Cena” in cui la tavola rotonda, con la sua bianca tovaglia, gira tutta intorno ai commensali.

Mozac: la storia di Giona
A Mozac, la basilica monca di San Pietro e San Caprasio, chiesa “minore”, fa fare un tuffo nel più profondo fascino del rilievo romanico. E anche qui, tra la cinquantina di capitelli, tutti di buona fattura, che la chiesa offre ancora ai visitatori, proveremo a portar via con noi due capolavori assoluti: il primo è il capitello dedicato alla “risurrezione di Cristo” – perla d’Alvernia n. 5 – che con i volti delle pie donne e dell’angelo che le accoglie al sepolcro traccia uno dei momenti più elevati della ritrattistica del medioevo; il secondo capitello, che forse è uno dei più belli di tutto il tempo romanico, racconta la “storia di Giona”, buttato a mare, ingoiato dalla balena e da questa sputato sulla spiaggia di Ninive, dove non voleva andare. Before Chartres ha dedicato un post, meritatissimo, ai colori e alla capacità di raccontare di questo gioiello d’Alvernia, che nell’elenco dei nostri obiettivi porta il numero 6.
E ancora, Saint-Nectaire. Anche questa chiesa, certamente tra le più belle d’Alvernia per la sua architettura e per la sua collocazione, offre all’interno una vastissima raccolta di capitelli: sono 103, una ventina dei quali istoriati e in diversa misura policromi. Concentreremo sguardi e scatti su quelli dei sei pilastri del coro, che sono specialissimi e costituiscono un ciclo scultoreo mirabile per l’omogeneità dei temi e degli esiti. Cinque sono dedicati ad episodi della narrazione evangelica ed escatologica: il primo narra la vicenda dell’arresto di Cristo, il secondo la discesa agli Inferi, il terzo la trasfigurazione e la moltiplicazione dei pani, due infine raccontano nella pietra la visione dell’Apocalisse. Il sesto capitello – nominati d’ufficio perle d’Alvernia n. 7 -, è dedicato ad episodi della vita di Nettario (“Nectaire“) che fu santo vescovo di Autun nel VI secolo. Before Chartres però ha un debole per un capitello che non sta in questa lista dei sei del coro, e che rappresenta – perla d’Alvernia n. 8 – Zaccheo sull’albero.

Saint-Nectaire, i sei capitelli del coro (foto: Patrick Garcia)
Sono otto le perle d’Alvernia che la mappa ci ha proposto fin qui. Due capitelli ancora, di due altre chiese, vanno fissati in memoria. Il primo va scelto tra i numerosi capitelli della chiesa di Brioude, e opteremo per quello in cui due gruppi di soldati armati – tema tipico qui in Saint-Julien – si contendono un prigioniero. E il cerchio si chiude con il decimo gioiello, cioè con quel capitello che, nella chiesa di Ennezat, di nuovo propone il tema del “supplizio dell’avaro”: torna il soggetto con cui avevamo iniziato il viaggio. Anche qui, come ad Orcival, al peccatore punito per la sua avarizia è dedicato l’unico capitello istoriato di tutta la chiesa.

Mozac, i volti delle pie donne nel capitello della Risurrezione (da https://sites.google.com/site/3detartroman/)
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Due dei capitelli di cui si parla in questo articolo stanno nel volumetto che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E ce ne sono altri dieci – anzi, per la verità ce ne sono altri dodici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI
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Si resta senza parole. Una regione analizzata attraverso i capitelli più pregevoli dei suoi principali edifici. E vorresti essere già lì.
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Roberta Otto Chiarotto (da Fb):
Grazie per tutte queste informazioni (ed i sogni di viaggi che ci fa fare)
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E non è che una piccola parte dei gioielli romanici dell’Auvergne. Considerando che a pochi chilometri dal confine meridionale della regione c’è Conques, direi che i viaggio potrebbero essere anche tre.
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Janine Castex (da Fb):
Buongiorno, apprezzo moltissimo il suo blog, che seguo sempre con molto curiosità i suoi articoli. Torno adesso di un viaggio in Alvernia dove ho seguito il percorso dei capitelli delle chiese romaniche. E’ stato, a dire poco, entusiasmante. Volevo chiederle della chiesa di St-Martin a Thuret che non ho visto in quelle menzionate nel giro di cui sopra. I capitelli sono diversi degli altri, molto stilizzati. Ho fotogafato, se le può interessare sono a disposizione. Complimenti per il blog, cordialmente.
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Grazie, Janine. Sono contento per il tuo viaggio, che sarà anche il mio a breve, e che spero sia davvero bello anche per me. Andrò a Thuret, in questa chiesa “diversa” rispetto a quelle dell’Alvernia, e dove bisogna tenere conto dei consistenti interventi di restauro e rifacimento…. Ancora grazie!
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Sto facendo il censimento delle chiese d’Alvernia che non mi posso proprio perdere: dalle 7 mirabili di Giulio, alle 32 suggerite da un amico che le ha visitate, Luca Giordani, sono arrivato ad 80, quasi tutte che rientrano nella casistica delle imperdibili… Non so come farò a selezionarle non avendo un mese per visitarle.
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L’Alvernia si è rivelata una regione strepitosa, sublime nei paesaggi, spettacolare nelle architetture, eccellente nella gastronomia. Può essere paragonata alla nostra Umbria, per localizzazione geografica, paesaggio, arte, cultura e fede.
Le chiese romaniche, le sei principali, sono una magnificenza assoluta, con il loro corredo di absidi radiali, decorazioni litiche geometriche ed i capitelli istoriato e dipinti.
Ma anche tante chiese minori, ne ho visitate 80!, sono estremamente affascinanti e di considerevole interesse.
In un luglio molto caldo in Europa, con punte sui 42° anche in Francia, grazie alla sua altitudine media, siamo trai 500 e i 1200 m, si godeva di un clima abbastanza fresco.
Ci tornerei di frequente, se non avessi tante altre regioni da vedere anche in Francia.
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Daniela Veronesi (da Fb):
Un luogo meraviglioso, con questo articolo mi è venuta un po’ di nostalgia.
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Ed ora aggiungo che ho in programma di tornarci l’estate prossima, perché ho un lavoro da completare e necessita un mio ritorno per approfondire e vedere ciò che l’altra volta in 10 giorni non sono riuscito a vedere.
Ma anche per rivedere e magari fotografare meglio ciò che più ho amato.
Tanto è ciò che ho amato.
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Sono stato molti anni fa in Auvergne. Ho visto solo le cose imperdibili diciamo 7/8 ma concordo che è una regione splendida, fascinosa sotto molto aspetti e credo ancor oggi poco battuta.Mi piacerebbe tanto tornarci…
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Graziella Mingoia (da Fb):
Grazie per le notizie accurate e per il “tocco gentile” col quale effettuate la narrazione di questi capolavori romanici!
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