Le dodici absidi più belle del romanico

Immaginate un viaggio magico, su e giù per l’Europa del XII secolo: immaginate di volare per feudi e terre e città, e di scendere a far tappa nei luoghi in cui gli artisti del tempo hanno realizzato gli affreschi più affascinanti, quelli in cui è evocato il Salvatore che torna nell’Ultimo Giorno. Sarebbe un sogno, poter vedere così, una dopo l’altra, le dodici più belle absidi affrescate del tempo romanico, in cui l’arte del tem­po ha raffigurato l’evento più atteso, la seconda Venuta del Cristo, in trono, nei cieli squarciati del giorno della salvezza.

Sant’Angelo in Formis

Credo che il viaggio dovrebbe cominciare in Italia, nella bellissima chiesa di Sant’Angelo in Formis, con suoi affreschi… scritti in greco volgare: nobile nell’ispirazione come tutte le opere di scuola bizantina, la rappresentazione del Cristo in Gloria nell’abside di questa nobile chiesa sopra Capua zoppica invece nei dettagli colti, e due piccoli errori ci fan capire che a dipingerla furono maestranze locali; molto ben istruite nella pittura, e un po’ meno nei fondamenti di teologia. Ci spostiamo con un brevissimo volo, e a Ventaroli troviamo, seduta in trono nell’abside, la vergine Maria: tra le dodici absidi più belle del romanico questa è l’unica in cui il Salva­tore è stato spodestato; e però ci resta il sospetto, lo vedremo, che ci sia Lui nello strato d’affresco sottostante, e che fosse Lui, come sempre, a dominare dal catino absidale, il presbiterio e l’intera chiesa…

Un altro pezzo di strada, percorso a volo, e siamo in Abruzzo, a Capestrano: qui, negli affreschi del presbiterio di San Pietro ad Oratorium, che pure sono pieni di fascino barbarico, sorprende il Cristo che, circondato dai simboli degli Evangelisti, fugge dal catino absidale e trova posto in trono nella parte sovrastante dell’arco trionfale; intorno a lui i ventiquattro Vegliardi sembrano seduti a tavola, quasi fossero gli Apostoli all’Ultima Cena. La tappa successiva ci porta a Pozzoveggiani, in una piccola chiesa del Padovano, ad ammirare un’abside affrescata che non esitiamo a definire povera, e che però conferma: sarebbero tanti i temi possibili, ma nell’abside sta il Salvatore che torna; non la crocifissione, non la cena santa, non la resurrezione, non il Natale, ma il Cristo che trionfa nell’Ultimo Giorno, secondo la promessa dell’Apocalisse. C’è il Signore trionfante anche nell’abside della meravigliosa cripta di Anagni, ultima tappa in Italia del nostro viaggio: è rappresentato come un agnello con sette corna e sette occhi ma… è sempre Lui, il Salvatore, e lo spartito è sempre quello del testo giovanneo.

L’abside della chiesa di Pozzoveggiani

Con un lungo volo d’angelo ci spostiamo al di là delle Alpi: nella dolce Francia visiteremo per ora due bellissime absidi, in due chiese minuscole: entreremo chini nell’angusta cappella di Saint-Gilles-in-Montoire, dove uno splendido, re vestito di bianco presiede la sarabanda degli angeli; a Berzé-la-Ville invece ammireremo un cristo in Gloria di quelli “dal sangue blu”: tutta l’abside è un capolavoro di pittura colta del XII secolo, tra le più nobili espressioni dell’arte romanica, fiorita all’ombra della nobile abbazia di Cluny.

L’abside di Santa María del Mur

Il viaggio al di là dei Pirenei, comincia in terra di Spagna: le absidi romaniche bellissime sono molte, ma qui il Salvatore ha un po’ il vizio di… trasferirsi altrove. Li attraversiamo appena i monti e ci fermiamo in quota. Tocchiamo terra nel sagrato della piccola chiesetta sui Pirenei, San Miquel d’Engolasters: ci mostrerà la sua abside giocosa – una copia, purtroppo, perché l’originale oggi sta nel Museo Nazionale di Arte Catalana – in cui per una strana decisione del frescante l’arcangelo Michele ha rubato il posto all’evangelista Matteo, e il Tetramorfo, così, resta privo di uno dei suoi quattro simboli. Si distende in una valle dei Pirenei anche il villaggio di Tahull, dove fu dipinta quella che forse era la più bella tra le absidi affrescate del romanico; e però il Cristo in Gloria, meraviglioso, di Tahull non sta più nella chiesa di Sant Climent, ma a sua volta è volato via per riparare nel Museo di Arte Catalana a Barcellona. Ben più lontana è andata a finire un’altra delle più belle absidi romaniche: è quella che era state dipinta nella chiesa di Santa María del Mur, Catalogna occidentale, e che fu trafugata prima tra tutte, e poi venduta anch’essa, per terminare il suo viaggio, anch’essa, in una sala da museo, questa volta a Boston.

Una frase struggente, scritta in latino, in un piccolo spazio ricavato tra le figure – NON POTEO FACERE PINTURAS – risuona come un grido d’aiuto e un testamento, e rende ancora più affascinante, l’ultima bellissima abside di Spagna: quella della chiesa di San Justo a Segovia: il pittore non poté completarla e lo gridò al mondo con quelle quattro parole scritte a mano tra un angelo e una croce.

Saint-Jacques-des-Guéretes

Torniamo in Francia per la dodicesima, splendida abside. L’ultima stazione, l’ultima tappa del viaggio è quella nella chiesa di Saint-Jacques-des-Guéretes. I suoi affreschi non stanno al termine di un percorso nello spazio, fra terre e città diverse, ma piuttosto alla fine di un’epoca: ancora un passo e sconfineremo nel tempo gotico, quando tutto – colori, abilità, linee, intensità, ansia e attesa – si trasforma e muta, e la se­con­da Venuta del Cristo, speranza del medioevo romanico, viene sospinta lontano nel futuro, e poi via via dimenticata.

Il viaggio – oggi pubblicato in un volumetto prezioso, pieno di fede e di colori – ci ha portato a guardare con il naso all’insù le dodici absidi più belle del romanico. Non ci possiamo salutare senza aver compreso e sottolineato, dopo averne viste tante, come le rappresentazioni del Cristo in Gloria nelle absidi romaniche non siano una replica di quanto è scolpito, con altrettanta frequenza, sui portali delle chiese; e dopo aver capito che – come spiega questo altro articolo – il Salvatore dell’abside romanica non è lo stesso Cristo che accoglie i fedeli nelle lunette scolpite sopra l’ingresso.

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5 pensieri su “Le dodici absidi più belle del romanico

  1. Paolo Salvi

    Una rapidissima ma affascinante carrellata di absidi dipinte romaniche che certamente rientrano in un gruppo “eletto” dagli amanti dell’Epoca.
    Spero di colmare le mie lacune e vederle un giorno tutte, anche quelle, splendide, spagnole, che però sono malauguratamente strappate dal loro contesto architettonico.

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    1. È così, Paolo. E credo che si possa dire che la mandorla è in primo luogo la rappresentazione del varco nei cieli, attraverso cui il Redentore si mostrerà, nel momento della sua seconda Venuta, per presiedere il tribunale dell’ultimo giorno.

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